Se c’è una pietra fondamentale nella storia di Roma è il travertino, chiamata dai romani “lapis tiburtinum”, cioè “pietra di Tivoli”. Ad una prima occhiata, questa pietra potrebbe sembrare addirittura fragile, vista la sua porosità. Tutto l’opposto.
I Romani scelsero il travertino per costruire le mura (e non solo) della loro giovane città, proprio per la sua solidità.
Il travertino di Tivoli, il migliore
Il travertino nasce solo in particolari condizioni: spesso vicino a cascate, sorgenti, e di solito la sua formazione è connessa con le attività vulcaniche. Quello di Tivoli è la migliore qualità di travertino, ed i Romani lo hanno sempre saputo.
Scommettiamo che non sapevi che questi 4 monumenti di Roma fossero stati costruiti anche grazie al travertino di Tivoli!
Iniziamo con il primo!
1) Il Colosseo
Proprio lui. Il simbolo di Roma per eccellenza, realizzato con il travertino di Tivoli.
L’edificio, infatti, poggia su una struttura di travertino. In travertino è la struttura portante, la facciata esterna e i pilastri.
Purtroppo, però, in epoca medievale i Romani stessi cominciarono a riciclarne i materiali. Il travertino, per esempio, si poteva usare com’era o si poteva cuocere per trarne calce.
Il travertino del Colosseo riciclato
Nel Seicento il travertino del Colosseo fu in parte usato per costruire Palazzo Barberini (da qui il detto romano “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini = quello che non hanno fatto i barbari, lo hanno fatto i Barberini).
2) Il teatro Marcello
Il travertino, essendo granuloso e poroso, non si prestava alla realizzazione di statue elleniche. Questo diede modo ai Romani di far nascere una propria architettura, un’architettura da conquistatori del mondo.
Il travertino di Tivoli riconosciuto “nobile” da Augusto
Fu Augusto che diede al travertino un carattere nobile, che infatti fu utilizzato per costruire le parti più esterne ed appariscenti del Teatro Marcello. Anche la storia di Augusto è in parte collegata a Tivoli, viste le sue visite al Santuario di Ercole Vincitore.
Il teatro Marcello fu iniziato da Giulio Cesare, il quale espropriò per largo tratto la zona, demolendo gli edifici esistenti. Augusto riprese successivamente il progetto.
Fu inaugurato nel 23 a.C in nome di Marco Claudio Marcello, erede designato da Augusto, ma morto prematuramente. Il teatro poteva ospitare circa 15.000 spettatori e fino a 20.000 in condizioni di massimo affollamento.
La facciata sobria e in travertino rappresentò un modello di riferimento per ogni teatro romano futuro.
Il terzo non ve lo aspettate di sicuro…
3) La cornice del Pantheon
Ebbene sì, c’è un po’ di travertino anche nel Pantheon. Poco, ma c’è. Dove?
L’esterno della rotonda del Pantheon non era visibile in epoca romana poiché inserito tra altre costruzioni. Per questo non ci sono grandi decorazioni, a parte tre cornici con mensole poste ad altezze diverse.
Il travertino per dare solidità
I romani usarono materiali diversi in ciascuna di queste cornici, a seconda della loro posizione e del peso che avrebbero dovuto sostenere.
Al calcestruzzo, materiale primario nella costruzione del Pantheon, mischiarono il travertino per la prima cornice. Quella più bassa, che avrebbe dovuto quindi reggere più peso.
Nella seconda, al calcestruzzo mischiarono tufo e mattoni. Nella terza solo mattoni.
È veramente un onore, per i tiburtini, pensare che con il loro travertino fu costruito il quarto monumento che andiamo a vedere…
4) Il colonnato di piazza San Pietro
Un vero e proprio capolavoro architettonico.
Parliamo di un’opera che ha richiesto oltre 440mila metri cubi di travertino, trasportati da Tivoli sia via fiume che via terra. Sono infatti in travertino tutte le 284 colonne, gli 88 pilastri di piazza San Pietro in Roma, e anche le statue sovrastanti.
Il travertino di Tivoli e l’abbraccio di piazza San Pietro
Il Bernini, che aveva già collegato il suo nome a Tivoli realizzando la fontana del Biccherone a Villa d’Este, quando ideò il progetto del colonnato, aveva nelle intenzioni quella di realizzare un effetto avvolgente, un abbraccio immortale, in cui anche Tivoli, come abbiamo visto, ha la sua parte.