9 Fontane Che Vi Faranno Venire Voglia Di Visitare Villa d’Este
Villa d’Este è famosa in tutto il mondo per i suoi giardini e per le sue fontane. Oggi approfondiremo 9 fontane di Villa d’Este. Vi consigliamo vivamente di venirle a vedere dal vivo il prima possibile (regole anti-covid permettendo).
Fontana Dell’Ovato
Chiamata anche Fontana di Tivoli, viene definita “La regina delle fontane”. Chiamata dell’Ovato per la sua forma. È infatti un’esedra semicircolare con al centro una vasca che prende l’acqua dall’alto. È attorniata da statue che raccontano la grandezza di Tivoli, la sua mitologia e, soprattutto, la dinastia estense.
La fontana è un’allegoria: sta a rappresentare la cascata di Tivoli, circondata dalle rocce che rappresentano i Monti Tiburtini. Da questi monti scendono tre fiumi, rappresentati da tre statue: il fiume Aniene, il fiume Erculaneo e il fiume Albuneo.
Quest’ultimo viene rappresentato dalla Sibilla Albunea. Ai lati di questa, come abbiamo già detto, l’Aniene e l’Erculaneo.
La fontana dell’Ovato si trova alla fine del Viale delle Cento Fontane.
Viale Delle Cento Fontane
È forse il posto più fotografato della Villa. Ed in effetti comprendiamo bene perché.
Il Viale continua l’allegoria dei tre fiumi della fontana dell’Ovato. I tre piani infatti rappresentano lo scorrere simbolico dell’Aniene, dell’Erculaneo e dell’Albuneo.
Le Cento Fontane sono decorate in alto da aquile, navi, gigli, obelischi. Sotto queste decorazioni vi sono degli altorilievi in stucco rappresentanti alcune scene delle Metamorfosi di Ovidio, oggi in parte distrutti o coperti dalla vegetazione.
Questa fontana ispirò anche Gabriele d’Annunzio, che nelle sue “Elegie Romane” scrisse:
“Parlan fra le nontocche verzure le Cento Fontane, / parlan soavi e piane come femminee bocche, mentre sui lor fastigi che il sole di porporaveste, / splendono (oh Gloria d’Este!) l’aquile e i fiordiligi.”
Gabriele D’Annunzio
Il viale delle Cento Fontane collega la fontana dell’Ovato a…
Fontana Della Rometta
Dalla parte opposta alla fontana dell’Ovato, sempre sul viale delle Cento Fontane, troviamo la fontana della Rometta. Confrontando i disegni del 1500 con la fontana che è pervenuta fino ai giorni nostri possiamo notare che è giunta a noi incompleta.
Non ci sono più molti degli edifici romani in miniatura che facevano da sfondo alla Lupa di Roma, a Roma armata con elmo e lancia. L’acqua ai piedi di questa statua rappresenta ovviamente il fiume Tevere.
Il Viale delle Cento Fontane, quindi, mette in contatto Roma e Tivoli.
La Fontana Della Civetta
Qui siamo davanti ad una fontana che è un capolavoro di ingegneria idraulica.
La nicchia che vedete davanti a voi era rivestita di numerosi rami di bronzo, vuoti, su cui poggiavano vari uccelli, anch’essi di bronzo.
L’acqua che penetrava con violenza nelle cavità spingeva l’aria nelle cavità dei rami e, dalla bocca degli uccellini usciva il suono delle ocarine. Tutto questo meccanismo aveva lo scopo di stupire gli ospiti di Ippolito II. E ovviamente ci riusciva.
Sulla sommità della fontana è collocato quello che è lo stemma ufficiale di Ippolito II d’Este, sorretto da due angeli.
La Fontana Dei Draghi
Anche qui troviamo dei congegni, ideati stavolta da Tommaso da Siena. Lo scopo di questi era di far creare all’acqua delle esplosioni e dei crepitii alternati.
I draghi sono ricavati dallo stemma di Gregorio XIII, che fu ricevuto come ospite da Ippolito II nel 1572.
La leggenda racconta che questi draghi furono costruiti in una notte sola.
La fontana è molto scenografica e rappresenta anche l’undicesima fatica di Ercole: l’uccisione del drago Ladone, dalle cento teste. La famiglia Este e Ippolito II erano molto affascinati da questo semidio, tant’è che fu proprio quest’ultimo a volere, a Villa d’Este, statue e fontane dedicate ad Ercole.
La Fontana Dell’Organo
Forse la fontana più particolare e ingegnosa di tutta Villa d’Este. È una fontana che suona. Per la sua costruzione ci vollero più di quarant’anni.
Fu tra il 1567 e il 1569 che il francese Claude Venard progettò e costruì per questa fontana un organo idraulico automatico che stupì le corti d’Italia e d’Europa.
La caduta dell’acqua determinava l’uscita dell’aria dalle canne, mentre nello stesso momento un altro congegno premeva i tasti. Questa fontana è senza dubbio un prodigio. Come stupiva gli ospiti di Ippolito II, adesso stupisce i visitatori della villa, turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Questo meccanismo di funzionamento dell’organo non rimase immune alle imitazioni. Furono infatti installati dei dispositivi simili anche in altre ville e parchi d’Italia. Ad esempio al Quirinale, a Firenze, a Villa Pamphili e a Villa Aldobrandini.
La Fontana Di Nettuno
Senza dubbio la più maestosa fontana di Villa d’Este. Dalla parte opposta a questa vi è l’affaccio sulla piana tiburtina, con Roma in lontananza. Da quella direzione spesso arrivano raggi di sole che colorano gli enormi e altissimi zampilli d’acqua che si sviluppano dalla fontana di Nettuno. Tra l’affacciata e questa fontana vi sono tre peschiere.
Stupisce in questa fontana quanta acqua viene spruzzata in alto. Sorprende la forza con il quale viene spinta verso il cielo.
Lascia ancora più di stucco sapendo che non vi è nessun meccanismo che fa questo lavoro di spinta. È solamente la forza idraulica dell’acqua stessa a creare questa meraviglia.
Tra gli zampilli scende una cascata, sotto il quale si intravede il busto della statua di Nettuno.
La Fontana Della Dea Natura O Dell’abbondanza
Ai tempi di Ippolito II non si entrava nella villa dall’entrata odierna, ma da un altro cancello che dava su via del Colle. Questa fontana si trova incastonata proprio nel muro di cinta della parte meridionale della villa. La fontana rappresenta Diana di Efeso.
Questa statua fu rimossa da Alessandro d’Este per non contrastare i dettami della Controriforma che condannava simili opere “paganeggianti”, anche se nel Rinascimento furono molti i “fan” di questo tipo di raffigurazioni.
La Fontana Del Bicchierone
Questa fontana raffigura una grande conchiglia che regge una coppa floreale, plasmata sul posto da Gian Lorenzo Bernini. Anche a Tivoli c’è una traccia del Bernini, ed è proprio in questa fontana.
Dal calice in alto fuoriusciva uno zampillo molto alto, ridimensionato dallo stesso Bernini, in quanto copriva la vista della Loggia di Pandora. Nonostante si trovasse a Tivoli, patria del travertino, il Bernini decise di lasciarlo da parte per quella volta. Lavorò infatti con altri materiali: mattoni, stucco e malta.
Altra fontana realizzata da Gian Lorenzo Bernini è la cascata sotto la fontana dell’Organo, che diventa un tutt’uno con la fontana di Nettuno.
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