Situata nel cuore di Tivoli, la Rocca Pia sembra quasi controllare dall’alto quello che oggi è il centro della città. Una fortezza imponente che da quasi seicento anni fa parte dello “skyline” della città.
La Rocca Pia di Tivoli, un castello nato dal disordine per portare ordine
Nella prima metà del 1400 la potenza di Tivoli fu indebolita da una lotta interna fra fazioni. Da una parte vi erano i sostenitori dei Colonna, dall’altra chi sosteneva gli Orsini. La città divenne un campo di battaglia. In quegli stessi anni si insinuò dentro le mura cittadine anche un altro male: la pestilenza.
Tivoli sempre più nel caos
Tivoli precipitò sempre di più nel baratro. Un disordine dal quale era complicato uscirne.
Molte famiglie abbandonarono per sempre il loro paese natale dopo che anche un terremoto colpì alcune abitazioni cittadine, facendole crollare. Uno scenario quasi apocalittico per la piccola Tivoli.
Come uscire dal baratro?
Come porre fine a questo periodo di caos, tra lotte intestine e lotte tra guelfi e ghibellini?
La costruzione della Rocca Pia, finanziata e voluta da papa Pio II, servì proprio a questo scopo: calmare le acque.
Un monito per i tiburtini
Tivoli è parte dello Stato della Chiesa
La Rocca, costruita nel 1461 per mettere, appunto, fine al caos tiburtino, sarebbe dovuta servire da monito agli abitanti di Tivoli. Rappresentava la forza, il controllo e il potere del Papa sulla città. Lo scopo di questa costruzione era quello di incutere timore nella popolazione. A questo scopo vi fu trasferita una guarnigione di soldati pronta a sedare con la forza qualsiasi tipo di rivolta.
Si dimostrò un castello utile a difendersi da attacchi nemici esterni, poiché era inserito nel cordone delineato dalle mura cittadine, ma servì ancora di più per controllare il territorio interno.
Questo ruolo di supervisione costante della Rocca Pia, chiamata così proprio per Pio II, venne rappresentato perfettamente nella scritta che fu posta, e che ancora oggi è leggibile, sul portale dell’edificio.
Tibur Superbum era capitolata
La “Tibur Superbum” autonoma e indipendente raccontata da Virgilio era capitolata, da quel momento era il Papa a governare.
Bisognava imprimerlo a perenne memoria.
A ricordarlo ai tiburtini, in questa iscrizione, è la fortezza stessa:
“Grata bonis invisa malis inimica superbis sum tibi tibure enim sic pius instituit”.
Iscrizione sul portale della Rocca Pia
E cioé “grata ai buoni, malvista dai cattivi, nemica ai superbi, sono per te, o Tivoli, perché così volle Pio”. Una vera e propria minaccia ai rivoltosi.
La Rocca Pia, un castello dalle numerose vite
Nel XVI secolo, grazie all’opera di Ippolito II d’Este la Rocca fu coinvolta nel grandioso progetto residenziale che si immaginava per Tivoli, in parallelo alla costruzione di Villa d’Este.
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Nel 1700 venne poi occupato da truppe austriache e francesi, che la fecero di fatto diventare prima una caserma e, in età napoleonica, divenne infine una prigione. Mantenne la funzione di carcere fino al 1960. La Rocca Pia arriva ai giorni nostri in perfetto stato. Le torri sono integre e conservano ancora l’originale merlatura guelfa, che invece si è persa nei muraglioni.
La prossima vita della Rocca Pia
Insomma, la Rocca Pia è un castello che ne ha viste tante, che ha vissuto tante vite. Da baluardo contro i rivoltosi a parte di un progetto residenziale, da caserma a carcere.
Quale sarà la sua prossima vita?